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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

Grillismo, tra il dire e il fare...

 
SARA' UN GOVERNO DA ARMATA BRANCALEONE 
Il centrosinistra ha perso l’occasione della vita, riuscendo a calciare alle stelle un calcio di rigore che sembrava facile facile appena due mesi fa ma che poi il ritorno in campo di Berlusconi ha trasformato in una sorta di incubo. 
Le primarie avevano incoronato Bersani e il segretario non è riuscito a mantenere i consensi che, invece, Renzi aveva coagulato intorno alla sua figura di "rottamatore" e, di conseguenza, intorno alla novità di un centrosinistra non più guidato dalla nomenklatura ex-Pci. 
Bersani ha rappresentato, viceversa, il Partito della continuità, il Partito che guarda avanti con la testa voltata all’indietro, il Partito che riempie le sue liste con esponenti del sindacato più radicale, che guarda più alla Camusso e a Vendola piuttosto che alla società civile che cerca e pretende modernità, rinnovamento, discontinuità e facce nuove. 
Pettinare le bambole e smacchiare i giaguari, evidentemente, sono slogan che non portano alla vittoria. 
Berlusconi, per contro, è riuscito a recuperare in extremis una partita che sembrava a tutti già persa, sfoderando proprio in "zona Cesarini" proposte e idee di sicura presa sull’elettorato, e sfiorando il colpaccio di una vittoria alla Camera sfuggita per poco più di centomila voti. 
Del resto, in Italia l’elettorato di centrodestra è storicamente maggioritario e non poteva restare a guardare, muto e immobile, in un momento così decisivo della vita nazionale e, infatti, grazie al leader ritrovato, alla fine è rimasto in gioco. 
Il Movimento 5 Stelle di Grillo ha rappresentato, in questa tornata elettorale lo scossone e la rivolta civile di quella parte dell’elettorato che – delusa dal comportamento di destra e sinistra e dalle politiche antisociali di Monti – ha deciso di sposare la battaglia di un imbonitore, che con tante parolacce e poche idee piuttosto confuse, ma con uno slogan vincente ("li manderemo tutti a casa!") ha saputo raccogliere facili adesioni ed una massa di consensi elettorali che sarà complicato e difficilissimo gestire. 
Una specie di "Armata Brancaleone", insomma, destinata a irrompere nei lavori parlamentari a gamba tesa, probabilmente senza indirizzi precisi e coordinate di riferimento certe e stabili, con l’unico obiettivo dichiarato di impedire l’esito di qualunque iniziativa legislativa per tornare, quanto prima, alle urne e sbaragliare definitivamente il campo. 
Il Professor Monti, e con lui Casini, Fini e quel che resta del centrino, ha fallito completamente l’obiettivo di conseguire i consensi necessari a rimanere determinante nel quadro politico e a tentare il bis del suo malgoverno. 
In questa operazione il prof ha comunque risucchiato voti ed energie ai suoi compagni di viaggio, distruggendo definitivamente i rispettivi partitini. 
Casini ha salvato a malapena il suo seggio (e pochi altri), Fini è miseramente finito nel dimenticatoio e uscirà per sempre dalla scena. E' l'unica opera meritoria, questa, che si ricorderà dell'esperienza Monti.

Il Mattinale

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