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Schio – Via Verdi, Fratelli d’Italia: Va bene la sperimentazione, ma serve una regia complessiva. La nostra proposta: via Manin come accesso regolato da sud

L a questione della viabilità in via Verdi, utilizzata da anni come scorciatoia verso il centro storico nonostante il divieto ai non residenti in vigore dal 2010, torna al centro del dibattito politico.  I dati raccolti dal Comune a maggio 2025 parlano chiaro: oltre 1.000 veicoli al giorno, con il 70% che supera i 30 km/h. La giunta Marigo ha annunciato che dal 1° settembre al 31 dicembre sarà sperimentata l’inversione del senso di marcia, con entrata da via Manin/via San Gaetano e uscita verso via della Pozza, per ridurre i flussi non autorizzati. Per il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia si tratta di un passo che può essere utile ma insufficiente se viene non inserito in un piano organico. “Via Verdi va alleggerita e lo diciamo da anni - afferma il capogruppo Alex Cioni - ma questo va fatto all’interno di una visione più ampia e funzionale della viabilità di accesso al centro. Può andare la fase di sperimentazione, ma serve congiuntamente una reale alternativa per chi arriv...

Legge Fiano sul Fascismo? Una cagata pazzesca!


L'UNIONE CAMERE PENALI BOCCIA LA LEGGE FIANO: INCOSTITUZIONALE E PRIVA DI EFFETTI  di Nicola MATTEI


Roma, 11 lug – La legge, già ribattezzata “legge Fiano” dal nome del suo estensore, che intende insaprire le pene per tutta quella serie di reati, veri o presunti e pur con estrema vaghezza ed eccessivo arbitrio, legati all’apologia del Fascismo, incontra la bocciatura non solo degli avversari politici del Pd, ma anche dell’Unione delle Camere Penali, associazione che riunisce più di 8000 avvocati penalisti italiani.
Ascoltati in audizione in Commissione Giustizia della Camera lo scorso 7 luglio, i penalisti italiani “hanno rappresentato la posizione critica dell’Unione rispetto all’introduzione di tale nuova fattispecie di reato nell’ordinamento“, si legge in un comunicato diramato dall’associazione. “In particolare – prosegue la nota – sono stati sottolineati i profili di contrasto con i principi costituzionali dettati dagli artt. 21, 25 comma 2 e 117 della Costituzione. A riguardo sono stati richiamati i plurimi interventi della Corte Costituzionale e la giurisprudenza elaborata dalla Suprema Corte di Cassazione in merito al perimetro di applicazione dei reati di apologia del fascismo e di manifestazioni fasciste”.
“La compatibilità degli stessi con il principio di libera manifestazione del pensiero – sottolineano dall’Unione – è stata più volte affermata in ragione del fatto che assumono rilievo penale esclusivamente quelle condotte poste in essere in condizioni di pubblicità tali da rappresentare un concreto tentativo di raccogliere adesioni ad un progetto di ricostituzione del partito fascista”. “Non dunque – spiegano – la semplice manifestazione del pensiero, in forma meramente elogiativa, o attraverso gestualità tipica, come il saluto romano, ma attività in qualche modo prodromica e comunque idonea a creare un concreto pericolo di ingenerare consensi ed adesione all’ideologia fascista e antidemocratica“.
La ricostruzione del disciolto partito fascista, come da nota disposizione transitoria, è a giudizione dell’Unione l’unica la circostanza da tenere in considerazione come caposaldo per legiferare in materia. A tale scopo “è stato, quindi, rappresentato, nel corso dell’odierna audizione che l’ampliamento previsto dal DDL dell’area del penalmente rilevante anche a mere forme di manifestazione del pensiero e l’anticipazione della soglia di punibilità alla produzione o alla commercializzazione di beni raffiguranti immagini del regime per meri scopi commerciali, perdendo ogni relazione con il fine di ricostituzione del partito fascista, si pone in evidente contrasto con i principi costituzionali“. In altre parole: legiferare di sfuggita e per di più sulla base della sensibilità personale – come la legge Fiano ha dimostrato di voler fare – è un atteggiamento che rischia di creare solo dello sterile dibattito ma senza alcuna implicazione rilevante, almeno se in Italia ancora vige il principio della certezza del diritto.
“Per altro verso – chiosa la nota – l’eventuale entrata in vigore della nuova fattispecie di reato, nella parte in cui non si pone in contrasto con i dettami della Costituzione, determinerebbe ampie aree di sovrapponibilità con le fattispecie già delineate e punite dalla c.d. “Legge Scelba”. Si è, pertanto, concluso affermando che l’approvazione del DDL determinerebbe l’entrata in vigore di una norma in parte incostituzionale ed in parte priva di concreti effetti“.

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