SCHIO, ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2O24. IL MENSILE L'INFORMATORE DI SCHIO HA PUBBLICATO NEL NUMERO DI MARZO UN'INTERVISTA AL CONSIGLIERE COMUNALE ALEX CIONI


  • Domanda d’obbligo: Fratelli d’Italia gode di un consenso nazionale, non solo nei sondaggi, che inevitabilmente, come fanno tutti i partiti, immaginiamo voglia concretizzare anche nelle competizioni elettorali locali. Ritieni sia importante una presenza autonoma anche a Schio?
Le elezioni politiche hanno decretato FdI come primo partito in città con il 28% dei voti. Un risultato incredibile il cui merito è principalmente di Giorgia Meloni. E’ evidente che in via generale le prossime elezioni amministrative sono strategiche per misurare il livello di radicamento territoriale del Partito. Su Schio non siamo mai stati così arroganti da ritenerci autosufficienti, non lo eravamo due anni fa e non lo siamo ora che a 2 mesi dal voto rimaniamo saldamente il primo partito della nazione e in città. Tanto è vero che non è mai venuta meno la disponibilità a trovare una sintesi unitaria nel centro destra aprendo a un franco confronto con i civici di Orsi e Marigo. Invece, abbiamo dovuto prendere atto che sono proprio i civici a ritenersi autosufficienti, al punto tale da posizionarsi marcatamente sempre più a sinistra nonostante la gran parte del loro bacino elettorale sia stato in questi 10 anni organico al nostro. Stanno compiendo il grave errore di dare per scontato i cittadini, tanto da ritenere che tra Eberle e Marigo gli elettori di centro destra sceglieranno comunque quest’ultima.
  • Quale ruolo e quale contributo può portare la destra nella vita amministrativa?
In termini di istanze e proposte sono stato tra i consiglieri comunali più produttivi dando voce alle segnalazioni ricevute dai concittadini. Ho studiato e analizzato con dati alla mano mantenendo un atteggiamento aperto al confronto senza mai scivolare nella contrapposizione ideologica o per partito preso. Considerato che l’offerta civica di Marigo rischia seriamente di isolarci nel perimetro comunale del ponte di Liviera, noi possiamo essere lo strumento per uscire dal cul de sac nel quale la città si è adagiata. Schio ha il dovere, non il diritto, di assumere pienamente un ruolo politico di città capoluogo dell’alto vicentino, ovvero di un’area che possiamo definire metropolitana ma che va amministrata oltre le logiche dei confini comunali. Per fare questo tipo di lavoro serve la politica con la p maiuscola e uno schema mentale adeguato che il civismo da solo non può interpretare al meglio.
  • Sei sempre stato coerente, mai tentato di scendere a compromessi anche quando questo ti è costato in termini di consensi. Hai dimostrato rispetto e spirito collaborativo, pur essendo sempre in minoranza negli ultimi consigli comunali: ritieni che questo possa pagare agli occhi degli elettori o ritieni che in politica purtroppo è più facile governare se accetti compromessi?
E’ senz’altro più facile ma prima bisogna stabilire cosa s’intende per compromesso. Chi ha una propria identità ha il dovere di essere rigoroso nei valori e nei principi che ha deciso di fare propri. Dopodiché, i compromessi non sono il male assoluto, nel senso che sono una parte fondamentale del confronto politico. Del resto, il bravo politico è colui che sa mediare facendo sintesi. Poi ci sono gli opportunisti di professione. Solitamente costoro accettano con disinvoltura ogni genere di compromesso per garantirsi dei benefici di natura personale.
Mi lasci ringraziarla per il riconoscimento sulla coerenza tutt’altro che scontato. Senza il rispetto viene meno la condizione basilare per un confronto civile tra avversari, poi è difficile dire se la coerenza paghi in termini di consensi, di certo l’incoerenza dei politici è una delle cause dell’allontanamento dei cittadini dalla partecipazione democratica.
  • Quale idea ti sei fatto della competizione attuale tra i due candidati sindaco Eberle e Marigo? Che consigli ti senti di dare loro, da “osservatore di lungo corso” delle campagne elettorali?
In questo primo scampolo di campagna elettorale è ancora troppo presto per esprimere dei giudizi sui due contendenti. I Partiti negli ultimi anni non hanno dato una grande immagine di sé, osservo però con un certo fastidio il bisogno di entrambi di sottolineare un’impostazione civica come se il civismo sia qualcosa di moralmente superiore ai Partiti. A casa mia il civismo è comportarsi in modo responsabile, rispettoso e consapevole nei confronti della propria comunità. Implica adottare comportamenti che promuovono il benessere comune e il rispetto delle leggi e delle norme sociali e partecipare attivamente alla vita sociale e politica della propria comunità. In sostanza, essere civici significa agire considerando gli interessi collettivi e contribuire positivamente al miglioramento della società in cui si vive. Perciò non è un’esclusiva di nessuno, tanto meno di Marigo o Eberle. Devo dire che quest’ultimo almeno non è così ipocrita da chiudere al contributo che i Partiti nell’alveo del centro sinistra possono dargli; dall’altra parte la Marigo pretende che i partiti di centro destra alzino bandiera bianca accettando di auto annientarsi. Come dicevo poc’anzi, mi sta bene cercare una sintesi, fra l’altro nei 5 anni in consiglio non mi si può accusare di essere stato ostile per partito preso nei confronti della maggioranza, tuttavia chiederci di recitare un ruolo da ruota di scorta, per altro senza avere alcuna voce in capitolo sul programma amministrativo dei prossimi 5 anni, mi pare un po’ troppo. Ai due candidati non mi permetto di dispensare consigli, li invito però ad evitare le facili promesse elettorali da libro dei sogni che poi rimarranno inevitabilmente chiusi nel cassetto per altri 5 anni. Il grado di rispetto verso i cittadini e la serietà del candidato sindaco lo misureremo in prim’ordine su cosa sarà scritto nel programma elettorale.
  • Se dovessi veramente descriverti, al di là delle facili etichette che ti sono state cucite addosso e della demonizzazione che è stata fatta per isolarti: chi è veramente Alex Cioni e per cosa si batte?
Non reciterò la parte della vittima perché non mi appartiene culturalmente. Solitamente chi demonizza un avversario basandosi sul pregiudizio ideologico o su una rappresentazione stereotipata, sostiene un razzismo culturale particolarmente odioso che in democrazia non dovrebbe avere cittadinanza. Da trent’anni milito attivamente a destra in un contesto territoriale tutt’altro che facile. Sono cresciuto nella cosiddetta destra sociale che ai tempi di Alleanza Nazionale rappresentava la componente di minoranza interna e l’ala più movimentista del partito. La mia idea di destra è questa: o è sociale o non è, o è meritocrazia o non è, o e tradizione o non è. In sostanza si tratta di una destra che ha una visione umanistica e spirituale e che rifiuta un’impostazione della vita dell’Uomo esclusivamente economicistica e materialista.
  • Cosa può e deve fare un’amministrazione che si insedia a Schio per rilanciare l’appeal della città e migliorare la qualità della vita dei suoi residenti?
Intanto va detto che Schio è una cittadina a misura d’uomo dove si vive ancora bene. Poi è evidente che la città ha bisogno di stare al passo con i tempi perfezionando i servizi che il cittadino paga con le proprie tasche, in particolare in quegli ambiti che interessano i giovani e la fascia anziana della popolazione residente. Va detto, però, che la bacchetta magica non ce l’ha nessuno, soprattutto in tempi di vacche magre per i bilanci pubblici. Fare promesse mirabolanti senza dire dove prendere i soldi non è un’operazione onesta. Uno dei temi che considero prioritario riguarda il calo e l’invecchiamento della popolazione residente. Un problema nazionale ma il Comune deve fare la propria parte nel limite delle proprie disponibilità finanziarie. Ad esempio penso sia importante prevedere una riduzione sostanziale, fino all’azzeramento, dei costi per gli asili nido e le scuole dell’infanzia. E poi c’è l’annoso tema della sicurezza urbana. Non siamo il Bronx, eppure abbiamo il dovere di mantenere alto lo standard di sicurezza anche percepita dei nostri concittadini. Ci sono dei fenomeni di degrado urbano che vanno monitorati attentamente come va garantito una maggiore presenza di agenti in divisa in centro storico. Dopodiché, senza abdicare alle proprie prerogative, la prossima amministrazione dovrà comunque favorire la partecipazione attiva dei cittadini nelle decisioni che riguardano lo sviluppo della città, attraverso consultazioni pubbliche, incontri informativi, e la creazione di comitati consultivi. Sono convinto che non si può pensare di essere attrattivi all’esterno se i primi a non interessarsi della propria città sono gli scledensi.
  • Qual è il tuo giudizio di 10 anni di gestione Orsi, cosa hai apprezzato e cosa gli rimproveri?
E’ stato indubbiamente un politico abile a trasmettere la sua immagine di sindaco popolare e, devo dire, tecnicamente preparato anche se in questi 10 anni ha avuto una gestione della cosa pubblica dai tratti più personalistici che di squadra. Tanto che ad un certo punto si è convinto di essere infallibile chiudendo al confronto con chi rappresenta politicamente buona parte del suo elettorato che lo ricorda ancora come un politico di centro destra. Lo considero un approccio miope che mette in evidenza una sostanziale debolezza che rischia di essere fatale anche per chi ha preso in mano il testimone nel nome della continuità. Nel complesso Orsi ha comunque svolto un lavoro discreto come del resto fecero le amministrazioni di centro sinistra. Devo dire però che Orsi me lo ricordavo come colui che doveva scardinare un “sistema” che in questi 10 anni non ha osato toccare. Vuoi per mancanza di coraggio, vuoi per quieto vivere. Nella sostanza è andata come nella storia del Gattopardo: è cambiato tutto senza cambiare niente.
  • Come interpreta il messaggio che alcuni esponenti a destra (Bandolin) sostengono che sarebbe addirittura disposto ad appoggiare la sinistra pur di boicottare il modello delle civiche?
L’insinuazione di Bandolin è ridicola come lo è il livello di scorrettezza raggiunto da parte di coloro che sono alla spasmodica ricerca di una poltroncina. Per come ho cercato di spiegare in questa intervista, il civismo del dopo Orsi rischia di spingere nell’isolamento la città relegandola ancora di più in periferia. Pertanto il giudizio sul civismo declinato in salsa grillina, non può prescindere da una valutazione squisitamente politica. La scelta di chiudersi nella torre d’avorio l’hanno fatta loro, non noi. Chi da lezioni di maestria politica dovrebbe ora spiegare come può conciliare il sostegno a Marigo rimanendo in un partito come la Lega che in città non ha mai fatto venire meno la presenza del simbolo sulla scheda elettorale. Dopodiché, è evidente che se ci sarà un turno di ballottaggio ne riparleremo, ma dipenderà molto dal peso in termini di voti che gli elettori ci assegneranno al primo turno.

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